Empatica, fiduciosa, accogliente, proattiva; mente al presente e cuore al futuro. Sono le prime sensazioni che si avvertono incontrando Giuseppina Versace, anzi Giusy, 38 anni, nipote di Gianni. Da 10 anni porta protesi che le permettono di camminare, correre, vivere. La tecnologia si evolve e la medicina trova nuove soluzioni per quelle persone che, altrimenti, non potrebbero camminare, e quindi non potrebbero condurre una vita sociale attiva. Da qui, da Giusy, inizia il nostro viaggio all’interno delle protesi chirurgiche in ortopedia: dalle tecniche chirurgiche, alle protesi, alle curiosità. Tutto quello che c’è da sapere!
Intervista di Giovanni Cacia
Si avverte presto, parlandole, che è una bella persona ma che non lo è diventata dopo l’incidente: lo è sempre stata, nonostante la giovane età. Una donna capace di vivere nuove strade, nuovi sentieri, con il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Giuseppina Versace, è cresciuta tra stilisti e case di moda. Ha uno sguardo trasparente ma che non fa trapelare il graffio sull’anima che l’incidente ha creato. Ha negli occhi il mediterraneo, gli uliveti di Calabria; è una donna che nel 2005, in un grave incidente stradale, ha perso entrambe le gambe. “Quando una persona subisce l’amputazione degli arti – esordisce Giusy – è importante la rete di amici e parenti. Mio padre – racconta – voleva portarmi negli Stati Uniti, diceva che avrebbe cercato per me le protesi bioniche, la tecnologia più avanzata. E mia madre mi spingeva, senza volerlo, ad apparire serena per non farla piangere. In quei momenti, oltre allo stupore tragico che si avverte vi è anche il forte dolore fisico da affrontare e il rifiuto del pensiero di doversi affidare a delle protesi per camminare”.
Questi dispositivi riescono a soddisfare in pieno le esigenze di chi deve utilizzarle e a sostituire al meglio le funzione degli arti, o siamo agli albori?
“Certo, tutto è perfettibile, la tecnologia fa continui miglioramenti e ogni situazione va vista a sè affinchè la meccanica di una articolazione fisiologica si adatti alla mobilità di chi la usa. Ma non tutte le protesi sono uguali e il Servizio Sanitario non riesce a garantire ausili abbastanza evoluti; purtoppo fornisce solo protesi di base. Per questo motivo, oltre al mio lavoro, dirigo una Onlus – Associazione Disabili No Limits – www.disabilinolimits.org – con la quale ci occupiamo di raccogliere fondi per aiutare le persone amputate economicamente svantaggiate – dice Giusy. – Non tutti, infatti, ottengono di poter accedere alla copertura totale delle spese necessarie a garantirsi le protesi migliori e noi ci battiamo a tutti i livelli per riaffermare il diritto di una persona con disabilità a condurre una vita il più possibile autonoma, consentendogli di accedere a tutti quei presidi e ausili necessari per la sua “nova vita”.
A Imola, Giusy ha vinto i 100 metri ai campionati italiani di Atletica paralimpica , correndo in 19 secondi e 93 centesimi con le sue protesi in carbonio; intanto si prepara per le Paralimpiadi di Londra, nel 2012. Giusy vanta almeno due record ed è già più di una promessa: è la prima atleta donna con amputazione bilaterale alle gambe in gara a un campionato nazionale di atletica leggera. Un Pistorius al femminile, anche se lei, Giusy, è già un’evoluzione della specie: con l’anima che corre ha già vinto la sua gara con il senso della vita. Sarete colpiti, aprendo il sito e andando alla voce “chi siamo”, nel leggere “sig.na Giuseppina Versace, amputata ed atleta..”
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