Trattamento chirurgico o conservativo? La parola agli esperti

Bisogna innanzitutto dire che non esistono evidenze scientifiche che un trattamento sia migliore di un altro. In realtà sembra che il trattamento migliore sia il riposo evitando dei movimenti dolorosi e l’assunzione di farmaci per il dolore.

Ci sono due tipi di trattamento:
1) non chirurgico-conservativo
2) chirurgico

TRATTAMENTO NON CHIRURGICO-CONSERVATIVO


Riposo e cambiamento di abitudini
All’inizio, quando il dolore è ancora modesto, il riposo e l’astensione da attività ripetitive come il sollevamento di pesi anche non eccessivi, quindi borse della spesa o da lavoro, l’uso di utensili sul lavoro come cacciaviti o pinze e forbici, il tennis o altri sport che implichino l’uso ripetuto della mano e dell’avambraccio, associato all’appicazione di ghiaccio locale può ridurre i sintomi e evitarne il peggioramento. In alcune attività lavorative e sportive si può provare a modificare quegli atteggiamenti e posture errate che hanno determinato l’insorgenza della epicondilite. In altri casi questo non è invece possibile in quanto il gesto è unico e non sostituibile in alcun modo.

È possibile anche assumere farmaci antidolorifici senza ricorrere da subito a quelli antiinfiammatori.

Quando il dolore è così intenso da non risolversi con il riposo e i farmaci antidolorifici, si possono usare farmaci antiinfiammatori non steroidei o i corticosteroidi.

Infiltrazioni
Se riposo e cambiamento di abitudini non bastano, il passo successivo sono le infiltrazioni con corticosteroidi praticate dallo specialista nella fase acuta. L’infiltrazione può essere dolorosa anche se viene iniettato contemporaneamente un anestetico, ma il dolore tende a ridursi nelle 24 ore successive e può richiedere l’assunzione di farmaci analgesici. È utile associare l’uso del ghiaccio locale ad intervalli. Un miglioramento progressivo è prevedibile dopo 2–3 giorni e sempre che l’arto venga mantenuto a riposo.

PRP (platelet-rich plasma)
Anche la terapia con PRP (platelet-rich plasma) ovvero con concentrati piastrinici può essere utilizzata con lo scopo di accelerare il processo riparativo. Anche questa terapia tuttavia non ha supporti scientifici ben chiari a causa dell’insufficiente numero di pazienti trattati che non permette di trarre delle conclusioni certe sulla sua reale efficacia.

Ultrasuoni, laser, agopuntura&Co.
La terapia fisica con ultrasuoni, laserterapia, agopuntura, massoterapia e stretching muscolare può ridurre il dolore, senza tuttavia essere sempre risolutiva. Anche l’uso di bracciali appositi che riducono la tensione a livello dell’inserzione dei tendini può essere impiegato nella terapia della epicondilite, ma devono necessariamente essere associati a quella che è la vera terapia fondamentale dell’epicondilite: il riposo e l’astensione dai movimenti che provocano il dolore.
SPECIALE_EPICONDILITE_

TRATTAMENTO CHIRURGICO

Quando il percorso conservativo non ha avuto successo, oppure quando il paziente non possa o non riesca a mantenere l’arto a riposo, l’intervento chirurgico è il passo successivo.
L’intervento è volto a rimuovere il tessuto patologico dai tendini dell’estensore radiale breve del carpo e dell’estensore comune delle dita; a volte è necessario rimuovere delle calcificazioni quando fossero presenti.

Come si effettua l’intervento
L’intervento può essere eseguito sia con un’incisione di circa 1,5-2 cm sulla parte laterale del gomito in corrispondenza dell’inserzione dei tendini degenerati, che in artroscopia. Il primo tipo di intervento è certamente più semplice e di rapida esecuzione. L’artroscopia ha invece indicazioni in quei casi nei quali l’epicondilite si associ a problemi intraarticolari. Poiché l’epicondilite è una patologia che interessa una porzione esterna all’articolazione probabilmente, se il problema è una degenerazione di tendini extraarticolari, l’artroscopia è meno indicata.

Dopo l’intervento

  1. immobilizzazione del gomito per un paio di giorni: vengono consentiti movimenti del polso e della mano da subito, compatibilmente con il dolore. Se necessario, l’immobilizzazione viene prolungata per altri 4-5 giorni rimuovendola durante il giorno per eseguire semplici movimenti del gomito.
  2. È bene non usare l’arto per attività più impegnative sia di tutti i giorni che sportive prima di un paio di mesi. Il ritorno alle attività sportive come il tennis posono essere riprese dopo circa 2 mesi e mezzo.

Una curiosità: nei casi in cui i sintomi dell’epicondilite non siano recenti, il recupero e la scomparsa del dolore non saranno immediati dopo l’intervento, ma tenderanno a miglirare nel tempo anche dopo uno o due mesi.

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