Sempre più attivi prima e dopo la protesi d’anca

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Con un più 14% nell’ultimo decennio, il numero dei pazienti fisicamente attivi prima e dopo la protesi d’anca è in continuo aumento, ma gli esperti mettono in guardia contro i rischi dell’eccessivo esercizio

A cura della redazione di Orthopedika Journal

Dal 14esimo congresso EFORT che si è svolto a Istanbul all’inizio del mese di giugno arrivano notizie incoraggianti sugli interventi di protesi dell’anca. Un gruppo di ricercatori svizzeri ha infatti presentato i dati di uno studio sullo stile di vita dei pazienti prima e dopo l’operazione, sottolineando come il numero di pazienti attivi sia in continuo aumento. Dopo aver studiato le abitudini di oltre 2900 persone prima e circa1600 dopo la sostituzione dell’anca, Anne Lübbeke-Wolff e i suoi colleghi sono giunti alla conclusione che, oggi più che mai, sottoporsi a tale intervento non significa affatto sedentarietà o immobilità. I numeri parlano chiaro: tra i pazienti operati nel periodo 2000-2003 il 53% si è definito “pantofolaio” a 5 anni dall’intervento, mentre tra quelli operati nel periodo 2004-2011 la percentuale scende al 39%. “Le persone si muovono di più rispetto a qualche anno fa” afferma il presidente EFORT Pierre Hoffmeyer dell’Ospedale Universitario di Ginevra (Svizzera) commentando di dati dello studio sottolineando l’incremento del 14% nel numero delle persone attive prima e dopo l’intervento.

L’IMPORTANTE È NON STRAFARE
Il successo dell’intervento di sostituzione dell’anca può avere un impatto molto forte sulla qualità della vita dei pazienti. Prima dell’operazione, infatti, muoversi può essere complicato e doloroso ma, come spiega Anne Lübbeke-Wolff, una volta impiantata la protesi la capacità di movimento migliora notevolmente. ”Anche a 10 anni dall’operazione il livello di attività fisica è molto più alto di quello registrato prima della protesi, nonostante l’età aumenti” conferma l’esperta. Il problema, anche in questo caso, è andare oltre i limiti consentiti. Una sostituzione dell’anca ha infatti lo scopo – raggiunto nella stragrande maggioranza dei casi – di ridurre il dolore e di ripristinare per quanto possibile la mobilità, ma se si esagera con l’attività fisica si corre il rischio di accorciare sensibilmente la vita della protesi. “È molto importante un confronto tra medico e paziente per capire quale fosse il livello di attività prima dell’intervento e quali risultati il paziente si aspetta di ottenere una volta uscito dalla sala operatoria” afferma Hoffmeyer. “Deve essere chiaro che dopo l’intervento le capacità di muoversi aumentano, ma che in genere non si riesce a raggiungere il livello al quale si era abituati prima dei sintomi artrosici e ciò vale soprattutto per i pazienti con meno di 55 anni” conclude il presidente EFORT.

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