Il mal di schiena detiene il primato di diffusione tra i disturbi osteo-articolari. Si stima che almeno l’80% della popolazione sia destinata a soffrire almeno una volta nella vita di lombalgia con situazioni che possono trovare facile soluzione in poche settimane ma possono anche arrivare alle forme croniche causando una vera e propria disabilità.
A cura di Andrea Ghezzi
ANCHE LA MENTE CONTA
Alcuni psicologi comportamentali hanno studiato un nuovo approccio per la cura del mal di schiena: il cosiddetto condizionamento operante. Tale tipo di trattamento ovviamente non può prescindere dalla figura del fisioterapista, elemento chiave nella cura di questa vera e propria malattia, il quale però non può da solo andare a sbloccare quelli che sono i condizionamenti psicologici a cui il malato spesso è soggetto, in particolare quelli riguardanti il dolore. Se si pensa che, tra i fattori di rischio per l’insorgenza del “low-back pain”, sono annoverati anche ansia, depressione, insoddisfazione e stress, è chiaro come la componente psicologica assuma sempre più una posizione centrale nel trattamento. Secondo questo nuovo approccio, in caso di dolore persistente, ai medici viene raccomandato di valutare gli aspetti psicologici prima ancora che quelli fisici, poiché i primi vengono ritenuti più importanti dei secondi nella cronicizzazione del mal di schiena e della disabilità.
UN NUOVO APPROCCIO
Già da tempo veniva suggerito di fornire ai malati una “guida agli stili di vita”; ad esempio, sconsigliare il riposo passivo a letto e viceversa raccomandare l’esercizio fisico proprio per ridurre il dolore. La tecnica del condizionamento operante però fa un ulteriore passo avanti, poiché mira a far sì che il paziente superi la paura del dolore e diventi parte attiva nella cura che riceve. Infatti, i trattamenti vengono concordati con il fisioterapista che va ad indicare ed incentivare gli atteggiamenti positivi del malato, che di norma si pone invece passivamente nei confronti della riabilitazione proprio a causa dell’errata convinzione che il dolore aumenti con il movimento. Il paziente viene così educato a conoscere le cause del dolore ed apprende attivamente gli esercizi e i comportamenti positivi che possono aiutarlo a recuperare benessere.
I RICERCATORI CONFERMANO
Recenti studi provenienti dall’Australia hanno infatti dimostrato con “moderata evidenza” che questo tipo di approccio porta i pazienti a una riabilitazione più rapida; gli studi sembrano indicare, in maniera forte, la candidatura del condizionamento operante come una delle soluzioni più adatte ed efficaci per risolvere o quantomeno limitare un problema così ampiamente diffuso.