C’è ancora chi, tenendo le mani sulla spalla dolente, la chiama genericamente periartrite. Oggi, invece di utilizzare il generico “contenitore diagnostico di periartrite”, i medici preferiscono identificare specifiche patologie con il loro specifico nome. E, di conseguenza, anche i pazienti si adeguano. E si informano.
A cura di Giovanni Cacia
Con la consulenza di Paolo Di Benedetto Dirigente medico presso la Clinica Ortopedica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine
NON SOLO PER SPORTIVI
Sia che la si chiami familiarmente periartrite oppure più specificamente lesione della cuffia dei rotatori o del sovraspinoso, il dolore alla spalla e la difficoltà di movimento ad esso associata non colpisce esclusivamente gli sportivi. La spalla, così come altre strutture articolari, muscolari e tendinee, è soggetta a lesioni da overuse (sovraccarico) – come nel caso degli sportivi – ma anche da underuse (scarso utilizzo), come nel caso di tutte le persone che non praticano oppure hanno smesso di praticare uno sport da molti anni. Il dolore tipico della lesione del sovraspinoso è molto frequente negli sportivi che praticano nuoto, soprattutto il dorso, tennis, golf, basket e baseball.
UN DOLORE INSPIEGABILE
Marta, è una giovane donna di 48 anni, che scrive agli esperti per raccontare la sua storia. “Avevo un dolore alla spalla destra da circa quindici anni. All’epoca – spiega Marta nella sua email – la diagnosi di periartrite sembrava aver chiarito cosa avessi. Allora giocavo a tennis con mio marito ma non come professionista. Ho deciso di smettere, visto che mi era stato consigliato il riposo e non volevo assumere troppi farmaci per il dolore. Dopo la nascita di mio figlio ho iniziato a praticare il nuoto, una passione giovanile. In meno di un anno il dolore si è presentato anche alla spalla sinistra. Facevo fatica a pettinarmi, alzare le braccia, sollevare la spesa; per non parlare di prendere in braccio mio figlio: una tragedia. Avevo la sensazione che mi mancasse la forza. La cosa interessante – conclude Marta – è che non ricordo di aver subito traumi nè quindici anni fa, nè tantomeno adesso”.
E VOGLIAMO CHIAMARLA ANCORA PERIARTRITE?
Secondo Paolo Di Benedetto, Ortopedico della Clinica Universitaria di Udine, in tutti i casi di dolore alla spalla, e quindi anche nel caso della signora Marta, la corretta diagnosi è molto importante per poter valutare il trattamento chirurgico e/o fisioterapico più indicato. “In passato con il termine “periartrite” si indicava un’infiammazione dei tessuti periarticolari della spalla – spiega l’esperto di Udine. – Il termine riuniva anche tutte le patologie infiammatorie e degenerative dei tendini della cuffia dei rotatori della spalla comprese le lesioni del tendine del sovraspinoso a cui potrebbe riferirsi la lesione della signora Marta”. La raccolta anamnestica, e quindi il dialogo con il medico durante la prima visita, è necessaria per conoscere i fattori di rischio del paziente, le sue abitudini; successivamente vengono effettuati test clinici per evidenziare eventuali situazioni di conflitto subacromiale, soprattutto di tipo funzionale, micro-instabilità e lesioni dei tendini della cuffia dei rotatori tra cui il sovraspinoso. Infine, l’iter diagnostico va completato con uno studio radiografico e una risonanza magnetica che permettono al medico di valutare in maniera oggettiva le strutture ossee, cartilaginee ed i tessuti molli. “Soltanto a questo punto – conclude l’ortopedico della Clinica Universitaria di Udine – sarà possibile impostare il percorso terapeutico più adatto a risolvere il problema di quel paziente”.
TERAPIA CONSERVATIVA, ARTROSCOPIA, MINI-OPEN, RIABILITAZIONE…COME SCEGLIERE?
Anche se attualmente è frequente il ricorso alla chirurgia artroscopia per la riparazione dei tendini della cuffia dei rotatori, alcuni ortopedici preferiscono la tecnica mini-open. “Qualunque sia la tecnica scelta, il trattamento chirurgico ha lo scopo di ristabilire un corretto bilanciamento delle forze andando a reinserire il tendine lesionato all’osso – spiega Di Benedetto. – La prima strada terapeutica da percorrere, però, è quella del trattamento conservativo ovvero della mobilizzazione passiva della spalla soprattutto quando lo stato di flogosi e di dolore intorno all’articolazione scapolo-omerale ne impedisce un movimento fluido. Soltanto se fallisce il trattamento conservativo – sottolinea l’esperto – la terapia chirurgica diventa necessaria”.
La scelta del trattamento dipende da diversi fattori:
1) entità del dolore e dell’eventuale limitazione al movimento;
2) età del paziente;
3) tipologia di lavoro e sport;
4) caratteristiche della lesione (parziale o a tutto spessore, estensione della lesione, numero di tendini interessati, retrazione tendinea e qualità del tessuto);
5) aspettative del paziente;
6) possibilità riabilitative (stato generale del paziente);
7) “compliance” (disponibilità) alla guarigione del paziente e supporto familiare.
Come in ogni altra situazione, esistono le eccezioni. “Infatti – conclude il medico – nelle lesioni totali del sovraspinoso il trattamento chirurgico è sicuramente da preferire a quello conservativo.” Una raccomandazione importante del chirurgo riguarda la fisioterapia post-operatoria: nel post-intervento è fondamentale seguire in maniera scrupolosa il protocollo riabilitativo volto al recupero funzionale. Nessuno sconto, però: la riabilitazione è necessaria anche se la rieducazione può durare anche diversi mesi.