È partito nel 2006 il progetto di un registro nazionale delle artroprotesi. Si tratta di un grande progetto che impegna da anni medici e pazienti, politici e aziende, e porterà alla creazione di un grande archivio in cui verranno progressivamente registrati i dati relativi a tutti gli impianti protesici di anca e ginocchio realizzati in Italia. Perché è così importante creare questo registro?
di Irene Butta
Intervista al professor Araldo Causero direttore della Clinica Ortopedica dell’Università di Udine
IL PROGETTO
In Italia il numero di interventi di sostituzione totale di anca e ginocchio è in costante aumento. Per questo motivo gli esperti richiedono trasparenza e dati. “Si tratta sicuramente di un progetto molto ambizioso e complesso da realizzare e consentirà di migliorare sensibilmente l’organizzazione e la raccolta dei dati all’interno di ciascuna struttura operativa – afferma il professor Causero. – Questo permetterà in egual misura di poter interagire con altre strutture, su tutto il territorio nazionale, allo scopo di confrontare materiali, procedure e risultati ottenuti. Il tutto ovviamente volto a garantire un miglior risultato per i pazienti. Sarà utile inoltre – continua il direttore della Clinica Ortopedica dell’Università di Udine – affiancare alla semplice raccolta dati pre-operatori, parametri inerenti la qualità della vita dei pazienti e la soddisfazione degli stessi dopo l’intervento chirurgico; tutti parametri utili per valutare l’esito dell’intervento e, in ultima analisi, anche il lavoro svolto dall’intera equipe. Uno stimolo a migliorarsi e a raggiungere risultati sempre più gratificanti”.
PIÙ COLLABORAZIONI = MENO REVISIONI
L’obiettivo principale della costituzione del Registro Nazionale delle Protesi è creare un livello base di informazioni disponibili su tutto ciò che viene impiantato come informazioni sul paziente, sull’intervento e sul dispositivo impiantato. Sulla base di tali informazioni gli ortopedici saranno in grado di effettuare analisi sulla durata di ciascun impianto e rintracciare tempestivamente i pazienti in caso di problemi. “Il sistema consente infatti di rintracciare in tempo reale qualunque dato inerente un singolo paziente attivando, in caso di necessità, tutte le misure necessarie per tutelare la salute dell’utente. Le consolidate esperienze scandinave hanno ampiamente dimostrato l’utilità di un registro nazionale nella valutazione della qualità dell’intervento chirurgico di protesi articolare, con un abbattimento sensibile del tasso di revisioni. Inoltre – continua l’esperto – consentirà una più rapida e soddisfacente collaborazione fra ospedali diversi soprattutto nel caso in cui, per esempio, uno stesso paziente si sottoponga a due interventi chirurgici in strutture diverse. In questo caso i dati inseriti nel registro fungeranno da background per i colleghi che si troveranno ad intervenire in un secondo momento”.
IL REGISTRO AIUTA LE FORESTE
Ulteriore, ma non trascurabile vantaggio, sarà quello di ridurre il quantitativo di dati cartacei a favore del digitale. “La consultazione tradizionale è una procedura molto impegnativa: pensiamo alla difficoltà di recuperare ogni singola cartella clinica spesso non disponibile presso l’archivio della struttura operativa ma in altra sede, e alla estrazione dei dati. Soprattutto la difficoltà di gestione e l’ingombro delle cartelle stesse non sarà più un problema – sottolinea Araldo Causero. – Con la cartella cartacea, spesso si corre il rischio di disporre di dati non omogenei o semplicemente incompleti: un esempio su tutti sono il peso e l’altezza dei singoli pazienti”.
La raccolta dei dati per il Registro Nazionale delle Protesi richiederà certamente del tempo da parte del personale ma probabilmente meno di quanto ne servirebbe per riportare gli stessi dati nel formato cartaceo. Come per tutte le innovazioni, con il passare del tempo anche questa diventerà un’abitudine di cui non si potrà più fare a meno. “Il registro – conclude Causero – non solo permette di identificare precocemente quelli che possono essere gli indicatori di rischio di fallimento dell’impianto, ma può anche costituire la base per una revisione delle tecniche chirurgiche attualmente utilizzate, al fine di fornire ai chirurghi le evidenze scientifiche sul trattamento più efficace negli interventi di artroprotesi, implementando e migliorando i percorsi decisionali e quindi l’outcome e la sopravvivenza degli impianti”.
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