Le fratture del collo del femore, comunemente note come fratture del femore, sono le più frequenti negli anziani over70 e costituiscono un grave problema sociale e assistenziale. Il British Medical Journal, riferendosi a uno studio del 2006 riportato dal SER (Sistema Epidemiologico Regione Veneto), stima che in Europa siano circa 500.000 all’anno i casi di frattura di femore nell’anziano che potrebbero raddoppiare nel 2052 con costi, che già oggi, superano i 4milioni di euro solo per l’ospedalizzazione. Le conseguenze legate alle fratture del femore sono pesantissime, secondo l’autorevole rivista scientifica: circa il 20% dei pazienti anziani perde l’autonomia nel camminare e solo il 30-40% riprende la piena autonomia nelle attività quotidiane.
In Italia, l’Ospedale di Merano è sul podio dei migliori ospedali per la gestione della frattura del femore, secondo un’indagine nazionale realizzata nel 2013 e pubblicata da Il Sole24Ore. Cosa è importante sapere quando un anziano si frattura il femore? L’abbiamo chiesto al dottor Michael Raffl, ortopedico e traumatologo dell’Ospedale di Merano (BZ) intervistato in occasione di un importante congresso di traumatologia che si è tenuto a Coldrano Silandro, vicino a Merano, il 28 gennaio scorso e che ha riunito i massimi esperti tedeschi, austriaci e altoatesini.
“Le cause di frattura di femore nell’anziano sono diverse e vanno dall’osteoporosi, alla modificazione dell’anatomia del femore dovuta all’invecchiamento, cioè cambia l’angolo tra collo del femore e diafisi, ovvero l’osso lungo del femore, alla presenza di ostacoli in casa, come i tappeti, su cui talvolta l’anziano scivola magari a causa di difficoltà visive – spiega Raffl dall’Ospedale di Merano. – La caduta può provocare la frattura del femore a causa della fragilità dell’osso e della cachessia, una condizione tipica dell’anziano, che si manifesta con perdita di peso, grasso e massa muscolare che, in condizioni normali costituiscono invece un “cuscinetto” di protezione per l’osso del femore.
Diversi sono gli approcci alla frattura del femore.
Ecco 5 cose da sapere sulla frattura del femore:
1) COME GESTIRE LA FRATTURA NELL’ANZIANO
Le fratture sono più frequenti nella parte prossimale del femore, quella vicina all’articolazione dell’anca. Quando un anziano cade e presenta i segni di frattura di femore ovvero perdita della capacità di muoversi (impotenza funzionale), accorciamento dell’arto, dolore, talvolta un po’ di gonfiore e raramente ematoma nell’area dell’anca, il trattamento chirurgico tempestivo della frattura è importante per evitare complicanze. Mentre in alcuni Paesi Europei si discute sulla necessità di operare la frattura di femore entro le 36 ore, in Italia l’obiettivo è operare entro le 48 ore. Trattare l’anziano entro le 48 ore è considerato come la Golden Hour della traumatologia, ovvero il tempo entro il quale si riducono i rischi di complicanze per il paziente. Infatti, è frequente che l’anziano presenti altre comorbidità, cioè altre malattie come diabete e ipertensione, per esempio, oppure prenda farmaci anticoagulanti, per fluidificare il sangue, che aumentano il rischio di sanguinamenti ed emorragie durante l’intervento, ma anche ematomi e anemie dopo, esponendo così il paziente anziano a rischi di infezione e complicanze.*
2) FRATTURA DEL FEMORE: A CHI È ADATTO IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO?
Oltre il 95% delle fratture di femore nell’anziano vengono trattate chirurgicamente per evitare il rischio di allettamento, trombosi, ospedalizzazione che può comportare un decadimento generale della salute dell’anziano. Per evitare tutto questo, si preferisce ricorrere all’intervento chirurgico. Infatti, nell’anziano può capitare che, quando si sceglie di ridurre una frattura di femore sottocapitale, cioè molto vicina all’anca, eseguendo un trattamento conservativo di osteosintesi con placche e viti, è possibile che dopo 3-4 mesi le cellule dell’osso della testa del femore inizino a morire: il fenomeno, noto come necrosi della testa del femore, si diagnostica con una radiografia ma il paziente sente dolore a causa della mancanza di sangue e ossigeno alle cellule dell’osso. A quel punto bisogna rimuovere le viti e procedere con un intervento di protesi d’anca. Per questo motivo, in caso di frattura del femore, talvolta si preferisce procedere direttamente con l’intervento di protesi.
3) PREVENZIONE: IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA MUSCOLO E GRASSO
Anche nell’anziano, una corretta distribuzione di tessuto muscolare e adiposo è importante sia per la prevenzione della frattura sia per la guarigione dopo l’intervento. Ma se da un lato l’eccessiva magrezza può essere un problema quando si parla di fratture perché l’osso del femore è più esposto, anche l’obesità non è la situazione ideale: di solito, gli obesi, hanno scarso tessuto muscolare e questo può non essere vantaggioso. Inoltre, eliminare gli ostacoli e tutte quelle situazioni che possono favorire le cadute come per esempio garantire un illuminazione adeguata, oltre a mantenere le ossa in salute, prevenendo l’insorgenza dell’osteoporosi, sono azioni efficaci di prevenzione della frattura del femore nell’anziano.
4) FEMORE: SI ALLUNGA L’ETÀ A RISCHIO DI FRATTURA
Una volta era più frequente negli over 65; oggi, grazie ai migliori stili di vita e ad una maggiore attività, le fratture di femore sono più frequenti negli over75, mentre le fratture di spalla superano gli 80-85 anni.
5) RIDURRE IL RISCHIO DI FRATTURA
Mantenersi attivi anche dopo la pensione, è importante anche per ridurre il rischio di fratture.
- MANTENERSI ATTIVI SIA IN CASA CHE ALL’ESTERNO.
Se non si riesce a fare lunghe passeggiate o le salite in montagna diventano un problema, va benissimo anche praticare il giardinaggio o svolgere le normali attività domestiche. Importante è muoversi in casa o all’esterno, compatibilmente con l’età e le condizioni di salute.
- SPORT SICURI E ATTIVITÀ FISICA.
Evitare sport e attività che aumentino il rischio cadute. Meglio evitare lo sci e il tennis, via libera al nuoto ma anche alle lunghe passeggiate, al jogging, alla palestra dolce, alla danza, ma soprattutto all’attività all’aria aperta. “Nella mia esperienza di chirurgo a Merano, il 10% degli over75 chiede di poter tornare a sciare dopo l’intervento. Il rischio di cadute, però, è alto, e quindi è raccomandabile limitare la frequenza e la difficoltà delle piste.”
- VITA ALL’ARIA APERTA.
È ormai noto, l’esposizione prolungata ai raggi del sole favorisce la produzione di vitamina D importante per fissare il calcio nelle ossa e ridurre il rischio di osteoporosi.
- VITAMINE OLTRE AL CALCIO
Alimentazione sana, equilibrata e varia che includa, in particolare, i cibi che apportano Vitamina D per esempio, pesce, formaggio grasso, verdure a foglia verde e fagioli, e calcio presente nel latte, yogurt e latticini, oltre alla Vitamina K che si trova in abbondanza in Kiwi, cavoli, pinoli, spinaci e asparagi
A cura di Liana Zorzi
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