La “spalla dolorosa” è una patologia di non facile definizione che si manifesta con dolore anteriore o più raramente posteriore, sia a riposo che in movimento; spesso comporta limitazioni funzionali e difficoltà nel sollevare il braccio.
Trascurata fino a 20 anni fa, è oggi oggetto di studi che si concentrano sull’anatomia dell’articolazione, senza però dimenticare il sistema biomeccanico complesso di cui fa parte.
A cura di Valeria Tagni
UNA REAZIONE A CATENA
La spalla non è un’articolazione ma un sistema complesso costituito da tre ossa – scapola, omero e clavicola – in rapporto tra loro grazie a tendini, legamenti e muscoli (definita catena cinetica). Per la sua particolare conformazione è il sistema articolare a più ampia capacità di movimento ma a più alto rischio di instabilità se la sincronia tra le componenti non è perfetta. Non solo: anche un’alterazione in uno dei distretti scheletrici in relazione ad essa può ostacolare la catena cinetica scatenando la patologia. Questa presa di coscienza, insieme all’evoluzione delle tecniche chirurgiche sempre più mirate e meno invasive, ha rappresentato un passo avanti nella diagnosi e cura della patologia di spalla, mettendo il paziente al sicuro da invalidità transitorie o permanenti causate da rapporti articolari non corretti o reazioni infiammatorie.
PERCHE’ LA SPALLA SI USURA
L’aumento delle patologie di spalla legate all’innalzamento dell’età media da un lato, “all’abuso” di sport e a lavori usuranti dall’altro, ha dato una grossa spinta verso un’ortopedia sempre più specializzata. Movimenti ripetitivi, sollevamento di pesi, sport da lancio sono i fattori che col tempo mettono alla prova l’articolazione e ne possono causare l’usura. Basket, tennis, baseball e golf obbligano l’arto a movimenti ripetuti e sottopongono la spalla a forze di torsione molto alte. Lo stesso avviene in attività lavorative che comportano carico, scarico o imballaggio merci, o posture scorrette davanti al pc, alla Tv o alla catena di montaggio.
Quando la catena cinetica altera la sua meccanica, il corpo prova a compensare per un periodo; se però l’equilibrio non si ripristina possono subentrare modificazioni anatomiche permanenti che necessitano di correzione chirurgica.
PREVENIRE SERVE?
Le patologie da “overuse” o sovraccarico funzionale di spalla più diffuse interessano la cuffia dei rotatori e sono tipiche degli over 50 e degli atleti. Il dolore che ne consegue compare gradualmente e aumenta fino a impedire il gesto sportivo e le attività quotidiane. Per lo sportivo professionista che necessita di un recupero immediato sono inevitabili l’intervento chirurgico e la terapia riabilitativa. Lo sportivo amatoriale invece dovrebbe essere educato alla prevenzione, eliminando i fattori di rischio: allenarsi con un preparatore competente che insegni il corretto gesto atletico potrebbe evitare la maggior parte dei traumi da movimento.
NUOVE FRONTIERE NELLA CHIRURGIA DI SPALLA
La chirurgia di spalla è molto progredita negli ultimi anni, dando la priorità a tecniche artroscopiche mini-invasive. L’artroscopia è indicata per pazienti con lesioni legamentose: minimo insulto dei muscoli e della capsula, migliore visualizzazione della lesione che è dunque più facilmente riparabile, minimo danno estetico e recupero più rapido. Se però alla lesione è associata una perdita di tessuto osseo e cartilagineo va preferito l’intervento “a cielo aperto” condotto da un chirurgo esperto. Sarà lo studio clinico del paziente a suggerire la strategia più indicata, scegliendo la chirurgia migliore o piuttosto la terapia conservativa.
Al paziente poi, il compito di impegnarsi nella riabilitazione post-operatoria con una graduale terapia fisica: il recupero pieno varia dalle 2-4 settimane per l’artroscopia fino ai 2-3 mesi per la chirurgia open, che richiede tempi più lunghi a causa dell’estensione e dei tempi di guarigione della ferita.
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