A cura della redazione di Orthopedika Journal
Giocare tra le onde o godersi un bagno rinfrescante può essere molto piacevole, ma farlo senza conoscere bene il mare e la sua forza può creare seri problemi ad ossa e articolazioni. Secondo i dati riportati dagli esperti della University of Delaware, infatti, i danni causati dalle onde dell’oceano sono più frequenti e più gravi di quanto si possa immaginare: strappi e distorsioni sono all’ordine del giorno, ma non mancano nemmeno i traumi da impatto agli organi e le fratture di ossa e del collo. Solo per fare un esempio, tra i frequentatori delle spiagge del Delaware, nelle ultime 3 estati, si sono verificati più di 1100 traumi legati alle onde che hanno richiesto almeno un passaggio in Pronto Soccorso. In 3 casi si è arrivati addirittura alla morte, ma i problemi più comuni sono stati rottura della clavicola, dislocazione della spalla, dolore al collo e distorsione di caviglia e ginocchio.
PRUDENZA E INFORMAZIONE PER GODERSI LE ONDE IN SICUREZZA
Non bisogna certo aver paura di un bagno in mare, ma gli esperti mettono in guardia tutti coloro che hanno deciso di trascorrere l’estate in riva all’oceano: “per non correre inutili rischi è importante scegliere spiagge controllate da un bagnino, chiedergli informazioni sulle condizioni del mare e non voltare mai le spalle alle onde” spiega uno degli autori. E i rischi sono in agguato anche vicino a riva. Come emerge dallo studio, infatti, la maggior parte dei traumi causati dalle onde dell’oceano si verifica vicino al bagnasciuga, in una zona dove l’acqua supera appena il mezzo metro e dove la gente spesso si ferma a giocare con le onde. È proprio qui che l’onda può colpire il bagnante distratto e spingerlo con forza sulla sabbia creando a volte danni molto seri che rischiano di farsi sentire per tutta la vita. Che fare allora? Rinunciare definitivamente alle onde dell’oceano? In realtà la soluzione è molto più semplice: basta non sottovalutare i rischi e non prendere sottogamba la situazione. “Sembra proprio che la gente spesso non si rende conto della forza dell’oceano e non sa come nuotare in modo corretto tra le sue onde e le sue correnti” afferma Wendy Carey, of the Delaware Sea Grant College Program, commentando i risultati dello studio.
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